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La semplicità ingannata

Satira per attrice e pupazze sul lusso d’esser donne
di e con MARTA CUSCUNÀ

da giovedì 20 a domenica 23 febbraio


Credits
  • Liberamente ispirato alle opere letterarie di Arcangela Tarabotti e alla vicenda delle Clarisse di Udine
  • di e con
    Marta Cuscunà
  • Assistente alla regia
    Marco Rogante
  • luci
    Claudio “Poldo” Parrino
  • suono
    Alessandro Sdrigotti
  • tecnica di palco, luce e suono
    Marco Rogante
  • scenografie
    Studios, Elisabetta Ferrandino
  • costumi
    Antonella Guglielmi
  • co-produzione
    Centrale Fies, Operaestate Festival Veneto
  • Cura e organizzazione
    Etnorama
  • Amministrazione
    Laura Marinelli
  • Distribuzione
    Jean-Francois Mathieu
  • Il Tour Multispecie è un progetto realizzato con il sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia

Nel Cinquecento avere una figlia femmina equivaleva ad una perdita economica: agli occhi dei padri era una parte del patrimonio economico della famiglia che andava in fumo al momento del matrimonio. Una figlia bella e sana era economicamente vantaggiosa perché poteva essere sposata con una dote modesta. Una figlia brutta o con qualche difetto fisico necessitava invece di una dote più salata. Per questo i padri di famiglia escogitarono una soluzione alternativa per sistemare le figlie in sovrannumero: la monacazione forzata.

Arcangela Tarabotti e le Clarisse del Santa Chiara di Udine attuarono una forma di resistenza all’utilizzo delle vocazioni religiose a fini economici davvero unica nel suo genere. Queste donne trasformarono il convento in uno spazio di contestazione, di libertà di pensiero, di dissacrazione dei dogmi religiosi e della cultura maschile con un fervore culturale impensabile per l’universo femminile dell’epoca. L’Inquisizione cercò con forza di ristabilire un ferreo controllo sulle Clarisse di Udine, ma le monache riuscirono a resistere per anni facendosi beffe del potere maschile e creando una sorprendente microsocietà tutta al femminile, in un tempo in cui le donne erano escluse da ogni aspetto politico ed economico della vita.

La semplicità ingannata non è un documentario ma un progetto artistico dove il teatro è anche la possibilità di considerare il dato storico come un punto di partenza per un racconto che abbia come soggetto la società contemporanea. Questo approccio implica l’elaborazione di una storia non da una prospettiva documentaristica ma attraverso una visione artistica e posizionata, disposta anche a varcare i confini del conosciuto, del filologico e del politicamente corretto. La semplicità ingannata parla del destino collettivo di generazioni di donne e della possibilità di farsi “coro” per cambiarlo.

Durata: 70 minuti

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