ANNA CAPPELLI
di Annibale Ruccello
con Valentina Picello

da giovedì 9 a domenica 12 aprile
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diAnnibale Ruccello
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regiaClaudio Tolcachir
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conValentina Picello
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sceneCosimo Ferrigolo
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luciFabio Bozzetta
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produzioneCarnezzeriaia / Teatri di Bari / Teatro di Roma
“Il perdono e la carità implicano l’accettazione totale della natura umana, che include il crimine, che non è altro che una grande concentrazione di sofferenza”
Angelica Lidde
Un testo che si interroga sul ruolo della donna nel tempo. L’indipendenza, la prospettiva di futuro, la solitudine, la mancanza di mezzi e di risorse. Con umorismo pungente e assurdo questa pièce ci conduce attraverso i labirinti della mente di un personaggio inconsueto, pieno di contraddizioni. Commovente e imbarazzante allo stesso tempo. Ciascuno di noi potrebbe conoscerla, incrociarla nella propria vita; ma potremmo anche essere lei. Sentirci così impotenti da prendere le decisioni peggiori. Un gioiello teatrale sul corpo di un’attrice unica, Valentina. La sua sensibilità, la sua immaginazione e l’infinita delicatezza del suo humor daranno a questo testo una impronta unica e piena di aria fresca. Una proposta molto netta: questa donna, il pubblico, e la vita in mezzo a loro. Lo humor e la tragedia mischiati. Quel sorriso doloroso che ci attraversa e non ci lascia indifferenti.
L’incontro tra il regista drammaturgo argentino Claudio Tolcachire e l’attrice Valentina Picello è avvenuto grazie a Edificio 3. Storia di un intento assurdo, spettacolo scritto e diretto da Tolcachir e nato al Piccolo Teatro di Milano durante la pandemia nel 2020. Un incontro artistico e umano che ha dato vita ad uno spettacolo magnifico e ad un personaggio straordinario. Claudio Tolcachir dice dell’attrice: “Valentina ha dato al personaggio di Monica di Edificio 3 tutte le emozioni e i pensieri che avevo pensato per lei, arricchendola del suo carattere molto peculiare. Ho pensato a lei quale interprete ideale per questo monologo potente di un autore napoletano che fino a poco tempo fa non conoscevo, Annibale Ruccello, di cui ora desidero leggere ogni cosa”.
La scena affaccia sulle macerie di una vicenda che continuamente ritesse sé stessa, «in un vago altrove, tra il Vero e l’immaginario», dove – nelle parole di Nathaniel Hawthorne – «possono entrare gli spettri senza terrorizzarci»; dove «una forma amata un tempo ma ora scomparsa, se ne sta lì […] con un aspetto che ci lascia incerti a dubitare se stia tornando da molto lontano o se non si sia mai veramente staccata dal suo posto accanto al nostro fuoco». Nel progetto scenografico per Anna Cappelli, la materializzazione di un passato traumatico ricompone in modo frammentario e assurdo l’apparizione di ciò che è andato perduto, riconoscendo al ricordo la legittimità di plasmare anche ciò che potrebbe non essere mai davvero esistito.