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Il Teatro Nuovo di Napoli, riconosciuto oggi come uno dei luoghi storici del teatro di sperimentazione in Italia, è ubicato nel cuore dei Quartieri Spagnoli, a pochi passi da Piazza Dante e Piazza Municipio in Via Montecalvario 16, in uno spazio che dal XVIII secolo fu per 200 anni sede di gloriose opere musicali.


La costruzione risale al 1723 per volontà degli impresari Giacomo De Laurentiis e Angelo Casale e il progetto fu elaborato da Domenico Antonio Vaccaro, figlio dello scultore Lorenzo. Nel concepire il Teatro Nuovo il Vaccaro diede prova di abilità straordinaria, perché lo spazio disponibile nella strada era pochissimo e la nuova costruzione doveva prendere il posto di un giardinetto. Secondo le testimonianze il risultato fu mirabile! Il Vaccaro infatti progettò un teatro in una locazione dalle ridottissime dimensioni, riuscendo a strutturarlo senza difetti e implementandovi un’alta capienza: 1000 posti. Il teatro presentava la classica forma a ferro di cavallo su cinque livelli, ognuno diviso in tredici palchi.

Il Nuovo diventò il tempio del genere dell’ Opera buffa: nel settembre del 1723 ospitò la prima assoluta di La Locinna di Antonio Orefice, nel 1724 il Lo Simmele di Orefice, nel 1726 l’ Orismene ovvero Dalli sdegni l’amore di Leonardo Leo, nel 1740 L’Origille di Antonio Palella, nel 1741 L’incanti per amore di Palella, nel 1770 di Le trame per amore di Giovanni Paisiello e nel 1775 Il Socrate. Un incendio distrusse la struttura nel 1861, a seguito del quale l’architetto Ulisse Rizzi lo ricostruì e ne restaurò gli interni, coì il Teatro riprese a vivere con un nuovo prestigio divenendo uno dei teatri dove era possibile rappresentare con successo il meglio della prosa dialettale.

I decenni di attività del Nuovo nel corso del Novecento ne costituiscono il periodo già florido. Ha ospitato la rivista teatrale e il teatro comico con Raffaele Viviani, Totò, Scarpetta ed Eduardo, Peppino e Titina De Filippo, ma anche spettacoli di arte varia che fecero emergere astri nascenti del teatro; finché nel 1935 un secondo incendio lo distrusse.

La programmazione ripartì energicamente nel 1985 sotto la direzione artistica di Igina Di Napoli ed Angelo Montella, i quali progettarono un teatro di innovazione, attivando la produzione di spettacoli distribuiti su tutto il territorio nazionale. Drammaturghi come Annibale Ruccello, Enzo Moscato, Antonio Neiwiller e registi come Mario Martone, Tony Servillo ed Antonio Latella hanno trovato i natali nello spazio dell’avanguardia teatrale del Nuovo di Napoli. Oggi la direzione e la gestione del Teatro Nuovo sono affidate al Teatro Pubblico Campano, Ente pubblico che gestisce la circuitazione teatrale della Regione Campania, diretto da Alfredo Balsamo. Sin dalla stagione teatrale 2012/2013 il TPC adopera le proprie energie per rinvigorire la grande risorsa della tradizione e ravvivare la vocazione del Nuovo come spazio di sperimentazione, di ricerca e di aggregazione culturale.


Il Teatro Nuovo di Napoli
oggi

Situato nel ventre di Napoli, a pochi passi dalla centrale Via Toledo, il Teatro Nuovo s’erge come una sorta di “avamposto” culturale che sfida le contraddizioni di una città sospesa tra antiche e nuove vocazioni, rendendosene interprete, e si è ritagliato, nel tempo, il difficile ruolo di argine al degrado socio-culturale dei Quartieri Spagnoli e di rilancio, nel contempo, di tutte le forme della comunicazione teatrale.

In effetti, nel lungo corso della sua storia antica e recente, il Teatro Nuovo ha più volte cambiato la sua pelle ma ha costantemente cercato di risorgere dalle sue ceneri con maggiore vigoria per tenere fede all’assunto iniziale, che è sostanzialmente quello di svolgere la funzione di presidio culturale in un territorio complesso, attraversando uno per uno tutti i generi dello spettacolo dal vivo, dall’opera buffa alla rivista, dalla produzione comica a quella tragica, e passando con disinvoltura dalla prosa delle avanguardie nazionali ed europee a quella dialettale della nostra migliore tradizione, dal teatro contemporaneo di ricerca alla sperimentazione dei nuovi linguaggi teatrali, sempre con il preciso intento di valorizzare le professionalità emergenti del variegato microcosmo teatrale, che qui hanno trovato diritto di cittadinanza e concrete opportunità di lavoro.

Un patrimonio così importante, che costituisce risorsa strategica del settore teatrale non solo nella città di Napoli ma anche nell’intero panorama italiano, non poteva andare dissolto ancor più nel momento in cui nella nostra città vengono messe in discussione molte delle strutture ed iniziative culturali. Ecco perché il Teatro Pubblico Campano, ha inteso moltiplicare i suoi sforzi per rilevare, a partire dalla stagione teatrale 2012/2013, la gestione diretta del Teatro Nuovo, rimodernando la struttura, rinvigorendo la tradizione e rinverdendo la vocazione di luogo di sperimentazione, di ricerca e di incontro, che ha svolto in questi anni.

Non a caso, la struttura, che ha visto nascere ed affermarsi autori come Ruccello, Moscato, Neiwiller, registi come Martone, Servillo, Latella, ospita in forma permanente una serie di opere d’arte contemporanea, con l’intento di laicizzare la fruizione delle moderne arti figurative, spesso relegate negli spazi deputati dei musei specializzati e, per questo, un po’ distanti dai grandi numeri che il teatro, per fortuna, fa ancora registrare sul nostro territorio.

C’è sembrato, proprio all’avvio della corrente stagione teatrale, il modo più immediato ed incisivo non solo per rilanciare l’immagine del Teatro Nuovo, con questa sorta di ardita contaminazione, ma anche per indicare un percorso possibile a quanti, a livello nazionale, pensano che il teatro possa in questo modo continuare a svolgere la funzione che gli è propria, che è quella di “formare” il pubblico attraverso una serie di emozioni e di suggestioni, sia pure di segno diverso, che, però, hanno in comune il fatto che maturano tutte in un contesto di riflessione collettiva.